Il 23 giugno 2020, InnovAction Soc Coop, insieme con Legacoop Puglia nell’ambito del progetto “Compost Community- Rifiuto organico, una risorsa per la comunità” ha organizzato un webinar incentrato sull’utilizzo dei sacchetti in carta per la raccolta dell’organico.
All’incontro, a cui sono stati invitate le pubbliche amministrazioni e le ditte di raccolta rifiuti hanno partecipato in qualità di relatori Mariantonietta Porcelli di Agriplan srl, Roberto Paladini presidente di InnovAction Soc. Coop. e direttore tecnico dell’impianto di compostaggio di prossimità di Melpignano (Le), il prof. Rocco Roma dell’Università di Bari.
Il progetto, basato sul concetto di comunità e interazione tra i soggetti, è frutto di una mappatura dei fabbisogni dei cittadini, delle associazioni, delle imprese e degli operatori di settore, con l’obiettivo di attuare una soluzione condivisa riguardo l’organizzazione ottimale della raccolta della frazione organica dei rifiuti e delle compostiere di comunità al fine di ottenere compost di qualità. Teatro del progetto è l’impianto di compostaggio di prossimità di Melpignano (Le), il primo in Puglia che coniuga il trattamento meccanico con la lombricoltura e tra le prime realtà ad utilizzare esclusivamente sacchetti in carta certificata per la raccolta dell’organico proveniente da rifiuti solidi urbani.
Il percorso di sperimentazione è supportato dall’Università di Bari, il cui ruolo nel progetto è quello di testarne la sostenibilità economica e ambientale e la qualità del compost prodotto.
Il modello di gestione che è stato sviluppato ha apportato delle innovazioni rispetto ad altri attuati in impianti con la medesima tecnologia, ovvero la vasca di lombricoltura per aumentare la portata dell’impianto e migliorare la qualità del compost in uscita; lo sviluppo di una piattaforma web quale luogo di interazione tra utenti (cittadini/sperimentatori che conferiscono l’organico in maniera differenziata attraverso un codice attribuitogli per testarne la qualità e apportare migliorie) i quali possono prendere visione dell’andamento e della qualità del proprio conferimento; distribuzione dei sacchetti in carta.
Perché i sacchetti in carta e non in bioplastica? È evidente come nonostante il notevole contributo apportato dalla bioplastica nella riduzione dei rifiuti in plastica, diversi studi supportati dall’esperienza diretta di operatori del settore, riscontrano la difficoltà della loro immissione nel processo del compostaggio a causa della loro mancata capacità di essere lavorati.
La maggior parte dei sacchi in bioplastica in commercio sono compostabili a norma UNI EN 13432 che riguarda però il comportamento degli stessi in impianti di compostaggio industriale ma non hanno lo stesso comportamento in compostiera domestica o in impianti di compostaggio di comunità/prossimità.
Solitamente, il tempo di compostaggio dei sacchi in bioplastica presenti sul mercato non coincide con il tempo di trattamento dell’organico nei sistemi non industriali imposto per legge ossia 90 giorni, nettamente inferiore rispetto ai tempi di degradazione della bioplastica.
Roberto Paladini, direttore tecnico dell’impianto di lombricompostaggio di Melpignano (Le), ha illustrato dal punto di vista operativo il percorso che ha condotto all’adozione dei sacchi in carta per il compostaggio.
Nella fase di start up dell’impianto, nel 2017, la raccolta è stata gestita attraverso i sacchetti in bioplastica, già in dotazione dall’Amministrazione Comunale. L’iniziale percezione dei cittadini di capienza e resistenza degli stessi, è stata con il tempo smentita a causa della scarsa durata massima di conservazione del sacchetto (circa 6 mesi) che inficia la loro tenuta e causa danneggiamenti. Per tal motivo, è stato istituito lo sportello “Pronto Compost” allo scopo di informare i cittadini e supportare l’Amministrazione Comunale circa la sostituzione dei sacchetti danneggiati o in parte degradati. Per andare incontro alle esigenze della comunità, è stato consentito inoltre l’utilizzo delle shopper della spesa in bioplastica certificate compostabili, sensibilizzando prima i cittadini su come riconoscere la bioplastica certificata attraverso attività di comunicazione.
Tuttavia, nonostante a risoluzione immediata del problema della scarsa tenuta dei sacchi in bioplastica, si è aperto un nuovo scenario che ha condotto a non pochi problemi nella regolare attività dell’impianto: il conferimento di sacchetti non compostabili, la diminuzione della qualità dell’organico conferito e una maggior produzione di percolato e emissione di cattivi odori al momento del conferimento. Tali criticità hanno implicato un aumento dei costi di smaltimento delle impurità e del percolato.
Un altro serio problema riscontrato è stato quello dell’inceppamento degli organi meccanici della compostiera elettromeccanica, tra i quali la bioplastica restava aggrovigliata creando frizioni, intoppi e surriscaldamento.
Tuttavia prima di giungere all’adozione dei sacchi in carta, sono state vagliate delle soluzioni che non sono state implementate in quanto avrebbero alterato il layout dell’impianto in termini di volumi trattati e aumentato i costi di gestione: l’utilizzo di un biotrituratore a mulino o l’eliminazione della triturazione.
Quella descritta è stata la strada che ha portato all’utilizzo dei sacchi in carta nel caso menzionato. Il cambiamento, avvenuto nel 2018, ha incontrato il favore dei cittadini che, da una iniziale percezione di capienza ridotta, hanno constatato che è possibile conferire la stessa quantità di rifiuto, poiché la carta permette la traspirazione, una parte dell’umidità evapora riducendone il volume. Ugualmente, i benefici per l’impianto sono stati innumerevoli, risolvendo le criticità riscontrate nella fase di start up.
Qui potete rivedere il webinar