Il 25 maggio scorso si è tenuto il living lab in modalità webinar, organizzato da Legacoop Puglia nell’ambito del progetto Innoneets finanziato dal programma di cooperazione trasnazionale Interreg Italia Grecia in partenariato con la Regione delle Isole Ioniche, la Regione Puglia, la Camera di Commercio di Corfù e il Politecnico di Bari.
L’obiettivo principale del progetto è la creazione di reti che a livello trasnazionale possano supportare l’innovazione nelle PMI dell’Agrifood tramite processi di open innovation.
Per pensare e mettere in atto l’innovazione è fondamentale la condivisione: il living lab si propone di offrire esperienze di rilievo per un tema straordinariamente importante: la sostenibilità nei processi produttivi nell’agrifood, riflettendo su tecniche alternative a quelle che vedono coinvolta la plastica.
L’obiettivo del living lab è stato quello di mettere insieme idee, esperienze e voci che, da un territorio fino ad un livello più ampio, offrono l’opportunità di fare passi in più rispetto a un tema centrale che è quello della sostenibilità in un settore chiave come quello agroalimentare attraverso l’innovazione. Lo strumento del living lab, in tal senso, consente di dar voce alla condivisione in tutti i settori che operano per la sostenibilità del territorio.
Il living lab si è incentrato sulla facilitazione dell’innovazione delle imprese agroalimentari, esaminando idee e sperimentazioni possibili per un agrifood più sostenibile come i semenzai e teli compostabili e l’auto-compostaggio, allo scopo di rispondere a bisogni emersi dalle imprese del settore.
La necessità di sostenibilità nei processi produttivi dell’agrifood nasce dalla constatazione che negli ultimi 70 anni la produzione di plastica primaria assume una crescita esponenziale, costituendo, in rapporto alle altre categorie merceologiche di rifiuti, la maggior componente in termini di volumi. Nello specifico, i rifiuti in plastica dopo l’utilizzo in agricoltura costituiscono il 5% sul totale, una percentuale certamente bassa rispetto, ad esempio, al 59% dei rifiuti da imballaggio. Nonostante la percentuale abbastanza ridotta, è evidente come l’agricoltura sia comunque un settore fondamentale su cui intervenire, capace di ridurre la produzione dei rifiuti in plastica e la dispersione nell’ambiente. In agricoltura, la plastica è utilizzata principalmente nelle serre, nella pacciamatura, nell’irrigazione, nel silaggio/insilamento e nella raccolta.
L’Italia, dopo la Germania, è il primo Paese in Europa con la più alta domanda di plastica, concorrendo, insieme ad altri 4 Paesi a coprire il 50% della domanda. Le politiche europee stanno compiendo molti passi in avanti per giungere ad essere un continente plastic Free entro il 2030: infatti, la Commissione Europea in un documento del 2018 ha redatto una strategia di azioni concrete affidando un ruolo primario alle imprese.
Nella open innovation sono fondamentali la co-creazione, il co-design, l’esplorazione di processi e prodotti alternativi e la sperimentazione, in contesti aperti all’interazione con l’esterno: un passaggio fondamentale perché tutte le idee innovative messe al vaglio possano essere sottoposte a sperimentazione, corrette, non solo dalle imprese proponenti e dagli stakeholder, ma anche dai partners e dai cittadini.
InnovAction Soc Coop per una filiera agroalimentare sostenibile ha lanciato 3 buone pratiche:
la prima riguarda i teli per pacciamatura in carta riciclata compostabile brevettati per la pacciamatura attiva, con azione antimuffa e antifunghi grazie a tannini naturali diffusi sul foglio in una soluzione di ossido ferrico che conferisce la necessaria coprenza (effetto barriera) e una parziale idrorepellenza. Adatto anche all’agricoltura biologica, riduce la necessità di erbicidi, fitofarmaci, innaffiamento e aumenta la qualità delle colture.
Alla fine del ciclo colturale non è necessario rimuoverlo e smaltirlo (a differenza dei teli in plastica): può essere fresato nel terreno nella preparazione del nuovo ciclo colturale, con riduzione di costi e impatti ambientali.
Una seconda buona pratica riguarda l’autocompostaggio e le forme di compostaggio locale e di comunità, Compost Community, per la creazione di una rete di gestione degli impianti in cui il cittadino è protagonista attivo, generare una filiera di vendita del compost e ottimizzare i costi di gestione.
Una terza buona pratica, ancora allo stato di esplorazione sono i semenzai compostabili, sui quali non si è ancora presentato un prototipo da sperimentare ma si è chiesto ai partecipanti al living lab quali caratteristiche dovrebbero avere per essere efficienti nell’utilizzo e sostenibili dal punto di vista ambientale e economico.
Questo spunto ha ricevuto diverse proposte tra cui ad esempio quella di prototipazione di semenzai compostabili in modo da essere interrati insieme con le piante, con il duplice obiettivo di ridurre il rifiuto in plastica derivante dai semenzai tradizionali e allo stesso tempo fertilizzare il terreno.
Di contro, da un altro partecipante che ha già sperimentato semenzai in carta come alternativa alla plastica, rileva che questi, nonostante l’apporto alla riduzione della produzione dei rifiuti, abbiano procurato un rallentamento nella crescita delle piante.
A conclusione del living lab la cooperativa InnovAction ha raccolto la disponibilità delle realtà presenti a testare e approfondire le piccole soluzioni presentate, riportando successivamente al gruppo i risultati ottenuti ed essendo una sperimentazione aperta, invitando anche altre aziende a testare le buone pratiche presentate.
Per chi si fosse perso il webinar può rivederlo qui e contattarci se interessati a far parte del gruppo di sperimentazione.