La certificazione ecofesta Puglia quest’anno è chiamata ad una nuova sfida, affrontare l’estate più anomala mai vista prima: un’estate senza sagre, concerti e feste.
L’emergenza sanitaria che ha colpito il globo sembra abbia subito una battuta d’arresto in Italia, soprattutto nel centro-sud; in tanti sono pronti a ripartire in sicurezza o almeno a provarci. Se vero è che l’economia non possa fermarsi bisogna fare i conti con la salute della gente e la sua tutela.
La fase 3 ha permesso lo spostamento tra regioni prima e tra Paesi dopo, il comparto turistico non perde le speranze e mette a disposizione i servizi per soddisfare i viaggiatori che guardano la nostra Puglia come meta di relax, divertimento, svago e scoperta all’insegna del buon cibo.
Ma che estate è senza sagre e concerti? La normativa in materia di sicurezza obbliga gli organizzatori di eventi ad imbattersi in costose e lunghe procedure che scoraggiano i “più piccoli” e aguzzano l’ingegno dei “più grandi” che propongono soluzioni alternative che non prevedono assembramenti e contatto fisico.
Di certo sappiamo che sarà difficile questa estate ritrovarsi in una umida e calda notte, sotto le luminarie di un paese della provincia di Lecce, a ballare la pizzica scalzi, al ritmo dei tamburelli.
Dopo 9 anni trascorsi in ogni luogo della Puglia a fare la raccolta differenziata, informare e sensibilizzare, monitorare l’impatto degli eventi sull’ambiente, Ecofesta Puglia si interroga sulla sorte dei prossimi mesi e lo fa coinvolgendo gli organizzatori di eventi che si racconteranno in brevi video-interviste da condividere sui social.
Inoltre Ecofesta, con una lettera aperta, invita a raccontare aspettative, timori e istanze degli organizzatori di eventi per fare sintesi delle testimonianze e discuterne con chi di competenza, con la convinzione che gli eventi debbano ripartire sicuri e green.
Ecofesta Puglia non si ferma! Anche quest’anno è pronta a rispondere a quanti vorranno affrontare la sfida della sostenibilità ambientale proponendo dei kit di sicurezza ecologici come mascherine lavabili in canapa e modificando il ruolo dell’informatore ecologico che oltre ad aiutare i fruitori degli eventi nel corretto conferimento dei rifiuti si occuperà anche di assicurare il rispetto della distanza di sicurezza tra la gente.
L’esperienza di Ecofesta Puglia, marchio registrato nel 2011, si fonda sulla certificazione di 320 eventi in 9 anni che hanno portato oltre al coinvolgimento della popolazione, alla sensibilizzazione attraverso la distribuzione di eco-gadget, all’apertura di nuovi mercati e all’impiego stagionale di oltre 200 ragazzi, al riciclo di 106.525,78 kg di rifiuti correttamente differenziati.
Cosa vuol dire? Che senza l’intervento di Ecofesta, oggi avremmo avuto oltre 100 tonnellate in più di rifiuti in discarica.
Rifiuti che al contrario, Ecofesta, separava meticolosamente e consegnava all’alba di ogni evento alle ditte di igiene urbana locali in accordo con le amministrazioni.
186 eventi gastronomici,117 eventi culturali e 17 eventi musicali dal 2012 al 2019 hanno scandito il calendario di Ecofesta Puglia che conta quindi 28.811,59 kg di rifiuto organico recuperato; oltre 16.000 kg di carta raccolti; 44.588,66 kg di vetro riciclati; quasi 15.000 kg di plastica salvati dalla discarica e 2.248,16 kg di metalli riciclati.
Tra i requisiti della certificazione inoltre c’è la compensazione delle emissioni di Co2 prodotte dagli eventi attraverso la piantumazione di alberi oppure l’emissione di certificati RECS che ha portato “all’estinzione” di 14.6491,96 kw/h.
Le stoviglie compostabili acquistate in sostituzione al monouso in plastica sono migliaia e centinaia i laboratori didattici svolti.
“Siamo pronti a ripartire in sicurezza” dichiarano Ilaria Calò, Loreta Ragone e Roberto Paladini -ideatori della certificazione- “ci assumiamo il ruolo di mediatori tra gli organizzatori di eventi e gli organi decisionali competenti in materia, sperando di individuare al più presto un percorso accessibile a tutti gli eventi, anche ai più piccoli che fanno parte della storia e del folklore locale”.